l Settore Bancario: il Rischio Rapina. Studio effettuato dall’Osservatorio Provinciale Salute e Sicurezza della FABI di Palermo.

Principali rischi nel Settore Bancario: il Rischio Rapina. Studio effettuato dall’Osservatorio Provinciale Salute e Sicurezza della FABI di Palermo.

Come in tutte le attività lavorative anche il “posto in banca” comporta dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori: rischi legati all’ambiente di lavoro, alle apparecchiature utilizzate, alle modalità operative e all’organizzazione del lavoro.

Nel comparto bancario sono, inoltre, presenti tutta una serie di rischi trasversali, così definiti in quanto nocivi sia per la sicurezza che per la salute dei lavoratori. In fase di stesura del Documento di Valutazione dei Rischi andranno, pertanto, valutati i seguenti rischi appunto “trasversali”:

  • Rischi dovuti a fattori psicologici: mobbing, stress lavoro correlato, ecc…
  • Rischi dovuti a fattori ergonomici: mancata ergonomia negli arredi; errata disposizione delle postazioni di lavoro con conseguente rischio di posture incongrue per i videoterminalisti, ecc..
  • Rischi dovuti a fattori organizzativi: eccessivi carichi di lavoro; rischi da interferenza; presenza di lavoratori disabili, ecc…

Tra i rischi trasversali, quello più intrinsecamente collegato al mondo delle banche è senz’altro il rischio rapina. Molte associazioni di categoria, prima fra tutte l’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, si occupano da tempo di questa problematica, che rappresenta un elemento di criticità rilevante, sia per l’aspetto economico sia per la tutela della sicurezza e della salute (fisica e psicologica) dei lavoratori.

Dal 2005 il rischio rapina è considerato un rischio specifico del settore bancario e come tale, deve essere trattato adeguatamente in fase di elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi (art. 28 D.Lgs 81/08). Le cause del rischio rapina possono essere rintracciate nei seguenti fattori:

  • Fattore economico: quantità di denaro contante in circolazione; adozione di metodi di pagamento alternativi; ecc…
  • Fattore sociale: crisi economica; conflitto sociale; tasso di criminalità presente; ecc…
  • Misure attuate per prevenire e contrastare le rapine.

Nell’elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi, particolare attenzione, dovrà essere posta nella predisposizione del programma di miglioramento da attuare in merito al rischio rapina.

Nello specifico, sarà molto importante migliorare tutti gli aspetti organizzativi, curando in particolar modo la formazione specifica dei lavoratori sul rischio rapina.

Per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria, si dovrà prevedere l’introduzione di un sopralluogo obbligatorio del medico competente in caso di rapina, con conseguente assistenza medica per i lavoratori che ne faranno richiesta.

Il “rischio rapina”, sia per le caratteristiche che per l’entità, “rappresenta per il lavoratore bancario non un rischio generico, cioè quello a cui qualunque persona si trova esposta per il fatto stesso che fa parte di una comunità, ma sicuramente un rischio generico aggravato in quanto viene a gravare per ragioni di lavoro sul dipendente in modo più rilevante che non sugli altri cittadini”: considerazioni importanti condivise dall’INAIL che, in ragione del consolidato orientamento della Giurisprudenza, riconosce tra i rischi professionali anche il “rischio rapina”.

Possiamo definirlo, oltre che un rischio fisico, un rischio psicosociale specifico del settore che ha la peculiarità di derivare dall’attività criminosa posta in essere da terzi. La rapina, anche quella tentata e non riuscita è di per se un evento traumatico perché improvviso e inatteso e i danni potenziali sono rappresentati da traumi fisici che possono purtroppo essere anche molto gravi e da traumi psichici tra cui il disturbo post-traumatico da stress.

Si può verificare il caso in cui i lavoratori del settore bancario possono incorrere in forme di sofferenza psichica anche senza subire rapine, per il solo fatto di temerle. Infatti la sofferenza è correlata alla struttura caratteriale delle persone ed a loro eventuali precedenti esperienze di rapine o di altri episodi violenti non necessariamente in ambito lavorativo.

E’ fondamentale, quindi, che le aziende bancarie devono mettano in atto misure di prevenzione, deterrenza e formazione/informazione.

In passato l’ABI, con la sottoscrizione dei  protocolli d’intesa con le Prefetture e con le Forze dell’Ordine per prevenire la criminalità in banca, riteneva di aver assolto all’obbligo legislativo; ma nel marzo 2010 la Conferenza Stato-Regioni, emanò le“linee di indirizzo per prevenire o ridurre i danni fisici e psichici dei lavoratori bancari, correlati alle rapine”. Queste linee guida, condivise da ABI e dal sindacato, hanno avuto il grande pregio di ricondurre il tema del rischio rapina nell’alveo della corretta filosofia prevista dal Decreto Legislativo 81/2008 chiarendo, tra l’altro, che i protocolli sottoscritti da Prefetture, Abi e banche non sono un surrogato della valutazione del rischio rapina che va operata così come per tutti gli altri rischi e per ogni singolo punto operativo, tenendo conto delle specificità legate al sito analizzato,

Alla fine questo processo valutativo, e solo in questo momento, il datore di lavoro, consultato preventivamente il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), decide le misure di deterrenza da adottare per quel sito, quali ad esempio,  metal detector, vigilanza armata, video sorveglianza, temporizzatori di denaro, frazionamento del contante, marchiatura e tracciabilità del contante, bussole, oltre alla formazione del personale che concerne anche la gestione dell’evento, del post evento e del pronto soccorso.

Le misure di prevenzione e deterrenza adottate, hanno prodotto il cambiamento della tipologia delle rapine che sono diminuite nel numero ma sono diventate più traumatiche dal punto di vista psichico in quanto spesso avvengono a sportello chiuso e mezzi forti aperti con ingresso dei malviventi dal sottosuolo o da locali confinanti non in uso e con infrazione di infissi a volte anche violente. Sono di più lunga durata, si possono espletare con la presa in ostaggio e vengono effettuate prevalentemente da bande ‘organizzate’ anche con armi da fuoco.

Dopo una rapina o tentata rapina è molto importante che il lavoratore si sottoponga a controllo medico: pronto soccorso nei casi più gravi e medico curante oltre al medico competente. Per quest’ultimo solitamente le aziende attivano la visita solo per le rapine valutate come traumatiche da parte del medico competente.

Il datore di lavoro ha l’obbligo di dare comunicazione all’Inail dei dati relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza di almeno un giorno (la denuncia riguarda anche l’assenza prescritta dal medico o dal pronto soccorso per trauma, danno o stress dovuto alla rapina).

Secondo studi recenti circa il 70% dei lavoratori bancari vive quotidianamente uno stato di ansia legata alla paura di subire l’evento criminoso e solo questo è già un buon motivo per occuparci di questo rischio per poter agire al meglio il ruolo di RLS e/o RSA.

I DATI LOCALI

Fortunatamente i dati, elaborati dall’Osservatorio Provinciale Salute e Sicurezza della FABI di Palermo su dati OSSIF 2018 mostrano un calo consistente dei fenomeni criminosi a danno delle banche, ma non bisogna abbassare la guardia.

I buoni risultati raggiunti sono merito delle sinergie tra Aziende, Sindacato e Forze dell’Ordine, al fine di adottare tutte le misure più idonee per la prevenzione degli eventi criminosi. A livello nazionale, comparando il 2017 in cui si erano verificate 546 rapine, con il 2016 (sono gli ultimi dati ufficiali certi), il calo è pari al 31,7%.

In particolare, in Sicilia c’è stata una riduzione del 70% (28 rapine nel 2017). A Palermo la diminuzione è stata del 52% (16 rapine). I colpi si sono concentrati per oltre il 20% nella fascia oraria dalle 15 alle 16 e nel 44,6% dei casi a partecipare sono stati due rapinatori. Nel 52,9 % dei casi è stata adoperata un’arma da taglio e nel 57,9% dei casi l’evento criminoso è durato meno di 4 minuti e nell’86,4% dei casi la via di accesso è stata l’ingresso principale. Sono dati in diminuzione, ma il rischio è sempre dietro l’angolo.

A cura di Gabriele Urzì – nella foto – Segretario Provinciale FABI Palermo

Responsabile SAB  FABI Palermo Salute e Sicurezza dei Lavoratori

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